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AltroTeatro

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in “Una volta per tutte!”

Cosa hanno in comune un rapinatore romano fallito, un bancario logorroico, una maga napoletana da quattro soldi e una bella ragazza dal viso angelico? Niente, se non una piccolissima cosa: sono tutti morti!!! Sì, siamo in un obitorio e quattro cadaveri sono sotto le lenzuola: tutti si svegliano e vogliono scappare da quel posto, convinti di non essere quello che sono. I morti litigano, fanno pace, provano una seduta spiritica, tentano di rubare una macchina, vogliono capire come sono finiti in quel posto, si confrontano sulle loro vite, ma soprattutto… fanno ridere! Una commedia tutta da godere, dove si ride della morte, si ride della vita vissuta e non manca un po’ di umana commozione!

TamarindO’rkestar

TamarindO’rkestar
TamarindO’rkestar

Uscita dal suo baccello fresca fresca e tutta carica di energie, la Tamarindo Orkestar mette subito al fuoco carne di tutti i tipi: dai Balcani ai Caraibi, da Iggy Pop a Rita Pavone, tutto fa brodo nella zuppa preparata da questi naviganti onnivori della musica dinamici come leggendarie lumache da corsa, ispirati e obnubilati dal loro esotico frutto-totem purché innaffiato da tamburi, da abbondante salsa brass e una spolverata di fisarmonica…buon appetito ad ascoltatori e ballerini!

Sandro Joyeux

Sandro Joyeux
Sandro Joyeux

Alexandre Joyeux Paganini nasce a Parigi nel 1978, mamma francese e papà italiano. Fin da piccolo un grave problema all’udito lo obbliga a diversi interventi. Nonostante questo disagio sviluppa un legame viscerale con la musica. A sette anni è uno “scugnizzo”, libero di girare per Parigi da solo fino a notte tant’è che conosce a memoria la mappa della Metro e tutte le biblioteche dove si può ascoltare musica gratis. A dieci anni entra nel Coro della Radio Nazionale Francese e attraversa la Francia cantando dai gregoriani alla contemporanea, in Russo, Tedesco, Latino, Italiano. Si iscrive al Conservatorio del IX distretto di Parigi per studiare solfeggio e trombone ma quando impara i primi accordi su una chitarra se ne innamora. A sedici anni, trascinato dalla vita di strada, abbandona la scuola. Il giorno del suo diciottesimo compleanno parte per Firenze con un solo obiettivo: incontrare suo padre per la prima volta. Qui resta alcuni mesi, lavora come manovale o pony express, impara l’italiano. Diviso tra l’Italia e la Francia è sempre in viaggio, su e giù da Firenze a Parigi in autostop, in vespa o nascosto nei treni. Conosce a memoria tutte le stazioni di servizio e può contare su una rete di camionisti che non lo lasciano mai a piedi. Nel 98 entra nei King’s Roots, band Reggae con cui suona nei locali di Parigi e dintorni. Dopo tre anni la band si scioglie e Sandro si rimette in viaggio. Il Marocco lo segna profondamente: assiste a “trance Gnawa”, incontra ragni e musicisti marocchini, impara le prime parole in Arabo. Poi arriva la grande scoperta: l’Africa nera che irrompe con Boubacar Traore. Trovare gli spartiti è impossibile, così Sandro studia ad orecchio il repertorio del cantautore maliano e inizia ad appassionarsi alla musica del West Africa: Salif Keita, Oumou Sangare, Youssou N’dour, Amadou e Mariam. Torna per un po’ a Parigi e frequenta i quartieri africani. Vive cantando per le strade delle città europee un repertorio che spazia da Bob Marley ai francesi Gainsbourg, Nougaro, Brassens. In quegli anni da busker matura la sua tecnica chitarristica percussiva e impara a confrontarsi con tutti i tipi di pubblico. Suona anche nelle carceri, nei centri d’accoglienza per migranti, negli ospedali psichiatrici.

 

Nel 2004 si trasferisce a Lille che quell’anno è Capitale Europea della Cultura. Qui fonda i 100Dromadaires, band dalle influenze Reggae e Afro. Ora Sandro vuole vedere il Mali: ci va nel 2005. Per la prima volta ha la possibilità di studiare insieme ai suoi maestri: impara lo stile Mandingue, suona alle feste locali – i Sumu- incide un brano con musicisti di Bamako, apprende i dialetti: Bambara, Wolof, Malinke. Il ricordo più bello di quel viaggio è la visita a Boubacar Traore, il suo idolo. “Boubacar mi accoglie nel suo cortile e mi offre il thè. La musica di Kar Kar ha cambiato la mia vita e ora mi ritrovo a cantare le sue canzoni per lui e la sua famiglia. Inebriato dalle sue risate e cullato dalla sua ospitalità mi godo questo momento tanto atteso”. Dopo l’Africa Sandro fa più di 300 concerti in giro per la Francia. Nel 2009 i 100Dromadaires aprono i concerti di Omar Sosa e di Seun Kuti & Egypt 80. Nell’estate di quell’anno torna in Italia. In Puglia incontra un giovane sceneggiatore, Giuliani Miniati, che colpito dal suo talento lo invita a Roma. Nella capitale in poco tempo diventa un piccolo caso: i live arrivano uno dopo l’altro e la sua storia colpisce Fabio Luongo, documentarista e regista di videoclip che collabora con artisti di fama nazionale. Luongo inizia a girare un documentario su Sandro Joyeux. È ospite di Adriano Bono al festival Roma Incontra il Mondo, suona come spalla agli Steel Pulse al Gusto dopa al Sole, apre il concerto di Petra Magoni e Ferruccio Spinetti alla finalissima nazionale di Martelive. La sua musica coinvolge musicisti come: Baba Sissoko, Daniele Sepe, Awa Ly, Pape Kanoute, Madya Diebate.

 

Dall’incontro con il produttore artistico napoletano Mauro Romano, nasce l’idea di incidere il suo primo disco a Napoli. È il 2011. Partecipa come attore/musicista al film Cosimo e Nicole, con il brano Sur Les rives, (inserito nella colonna sonora del film prodotta da Sugar Music insieme a: Marlene Kuntz, Afterhours, Verdena e Bud Spencer Blues Explosion). Viaggiando per l’Itala scopre un’altra Africa: quella dei braccianti agricoli. Nasce l’Antischiavitour, il suo viaggio musicale in giro per le campagne d’Italia a sostegno dei migranti: dalla baraccopoli del Gran Ghetto di Foggia al campo di Rosarno fino a Saluzzo, in provincia di Cuneo.

 

Nell’Ottobre del 2012 termina la lavorazione del suo primo disco – Sandro Joyeux – prodotto dalla giovane Mr.Few di Giuliano Miniati e Mauro Romano. Il disco, registrato tra Napoli, Lille e Roma, è un omaggio all’Africa. Partecipano al disco 13 musicisti provenienti da cinque diversi paesi: tra questi Daniele Sepe, Madya Diebaté alla kora, Moussa Traore alle percussioni e la voce di Ilaria Graziano. Fa appena in tempo a presentarlo in anteprima il 21 dicembre all’Angelo Mai Occupato, che pochi giorni dopo arriva una chiamata inattesa quanto sorprendente: Tony Esposito lo invita ad essere voce e chitarra nella sua band per le sei serate napoletane del Tour di Pino Daniele -Tutta n’ata storia – che vede ospiti anche James Senese, Enzo Gragnaniello, Tullio De Piscopo e Raiz.

 

Colpito dal suo “timbro vocale, dal suo percorso artistico alternativo, e la sua sensibilità” Eugenio Bennato lo vuole come voce solista insieme a Pietra Montecorvino e alla giovane soprano egiziana Fatma Said per la sua opera “L’amore Muove la Luna”.

Nel 2013, dopo più di cento concerti tra l’Italia la Francia il Belgio viene invitato nuovamente da Tony Esposito per i cinque concerti con Pino Daniele a Napoli. Da Aprile a Giugno è ospite del festival Suona Francese 2014.

Settimo Cielo presenta: Pasquarosa

Settimo Cielo presenta: Pasquarosa
Settimo Cielo presenta: Pasquarosa

un progetto di Gloria Sapio e Maurizio Repetto

Una bambina stretta nel busto a stecche e con ai piedi scarpe infinitamente troppo grandi,  lo sguardo già profondo e lontano. Questa è una delle prime immagini di Pasquarosa, modella ancora imberbe ma già icona. In quell’abito, in quell’atteggiamento l’essenza e il presagio del suo divenire: da contadina a ninfa  sottile e liberty nelle sculture di d’Antino,  a  nudo roseo e sensuale  innumerevolmente ritratto dal  marito Nino Bertoletti, a pittrice dai colori incredibili buttati di getto sulla tela, protagonista vivace di tutto un novecento romano fatto di amici che si chiamano Pirandello, Capogrossi, De Chirico, Soffici, Cecchi, Guttuso, Penne, Tofano…

Ma per comprendere l’ascesa di Pasquarosa, bisogna partire da lì, da quelle scarpe grandi che proteggevano i piedi dai sassi e dalla polvere delle sterrate di Anticoli Corrado, un paese-scrigno a una manciata di chilometri da Roma. Tra le sue mura di pietra ancora oggi cela un sorprendente patrimonio d’arte. Sono le  scie lasciate dai tanti pittori e scultori che  da lì sono passati, ritraendo la piazza, le case, le colline.  E naturalmente  le  modelle:  Natalina, Pompilia, Margherita, di cui si innamoravano e che magari sposavano, portandosi via così  un pezzo di quella campagna, che riverberava, poi, per sempre negli occhi delle loro donne e che a volte veniva alla luce, come in Pasquarosa, nel respiro dei colori a riempire la tela.

In scena Gloria Sapio, Maurizio Repetto e  Moira Curti – giovanissima modella anticolana – restituiscono un ritratto “sensibile” di Pasquarosa, fatto di rimandi e tessiture emotive  in una partitura a due che mette in primo piano la donna e l’artista, il sapore e il clima di un novecento italiano, colto,  sperimentale e innovativo.

“Pasquarosa” nasce da Giovani InnESTi  un progetto realizzato con il contributo  dell’Ass. alle Politiche Culturali della Provincia di Roma in collaborazione con l’A.T.C.L., l’Unione dei Comuni del Medaniene, la partecipazione attiva del Civico Museo di Arte Moderna di Anticoli Corrado e, soprattutto, del Prof. Paolo Bertoletti, studioso d’arte, co-direttore del museo e  nipote della pittrice.

Lie, Lie, Lie

Lie, Lie, Lie
Lie, Lie, Lie

Performance di acrobatica aerea su corda liscia e trapezio duo

Di e con Elisa e David.

 

Lie, lie, lie è uno spettacolo in cui viene approfondita la ricerca nelle discipline aeree della corda liscia e del trapezio duo, sia per l’alto livello tecnico che per il profondo studio stilistico ed espressivo.

I primi assoli sulla corda accompagnano lo spettatore in un crescendo di stupefacente abilità aerea, in cui i corpi degli artisti sfidano le leggi di gravità muovendosi con estrema leggerezza e precisione sospesi nel vuoto con il solo supporto della corda aerea.

Successivamente la performance si trasforma in un’armoniosa danza sul trapezio statico, dove i due corpi in volo si attraggono e si respingono in un susseguirsi di delicate movenze e spettacolari passaggi acrobatici.

Le sorprendenti e dinamiche prese del finale , che prevedono fiducia e perfetta sintonia tra i due performers, lasceranno il pubblico con il fiato sospeso.

Guglielmo Bartoli

Guglielmo Bartoli
Guglielmo Bartoli

Teatro di strada  : “PECCATI VENIALI”

Mille storie e personaggi tra lazzi improvvisazioni e giullarate, un ritmo vertiginoso per uno spettacolo di moderna “commedia dell’arte” passando in rassegna i vizi e le virtù dell’Italiano di oggi e di ieri. Uno spettacolo per un attore che si racconta e gioca col pubblico fino a farlo diventare protagonista involontario delle proprie storie.

Mr Juggle

Mr Juggle
Mr Juggle

Light & Fire Show

E luce fu! Velocità, precisione e fasci di luce colorati a tempo di musica caratterizzano uno show entusiasmante da mozzare il fiato.

Specialmente se poi la luce diviene fiamma…

Figli di Madre Ignota

Figli di Madre Ignota
Figli di Madre Ignota

Figli di Madre Ignota sono una band di Milano che suona un mix aggressivo di musica balcanica, polke indemoniate, klezmer inventati dal nulla, swing incattiviti, tarantelle mozzafiato, con chitarre elettriche surf e una sezione fiati generosa: in due parole, spaghetti balkan!

Se riuscite ad immaginare una banda di ottoni balcanica che suona con un gruppo rock con chitarre surf, siete vicini a quello che succede nei loro show.

Nascono in Italia nel 1999 ma subito se la lasciano alle spalle, e non certo per esportare pizze, mandolini e la solita accozzaglia di luoghi comuni.

I Figli girano il mondo e lo conquistano senza mai mostrare il passaporto: chi li crede balcanici, chi li vuole spagnoli, siciliani, turchi, nipotini di Carosone o vicini di casa di Eugene Hutz, chi li scambia per surfer senza mare e chi per i protagonisti di un film che Kaurismaki prima o poi girerà.

Serbia, Turchia, Germania, Ungheria, Svizzera, Grecia, Austria, Ucraina, Olanda, Croazia li chiamano e li richiamano.

Basterebbero le facce felici e sudate di chi è appena stato a un loro concerto a testimoniarlo, ma chi non ha tempo di guardarle tutte si fidi di Tod Ashley dei Firewater che ha voluto produrre il loro nuovo disco o di Tamir Muskat dei Balkan Beat Box che l’ha mixato a Tel Aviv.

Polke sataniche, swing e tarantelle, ritmi klezmer e psychobilly: per dare un senso al tempo, basta dividerlo – e il loro nuovo album Combat Disco Casbah è lì a dimostrarlo.

Che la casbah sia il posto migliore dove sentirsi di nuovo esseri viventi e saltanti e senzienti ce lo aveva già fatto capire Joe Strummer. Ma forse c’è bisogno di sentirselo dire di nuovo – e in quante più lingue possibili.

Perché a volte si possono fare anche due cose nello stesso momento. Come ballare e combattere.